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Emi 8

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La nostra specie è fuori fabbrica

e non emetterà un grido.

Sculacciata al rovescio,

cianotico tentativo

su un nodo Houdini.

Siamo testardi, impagliati

dopo la stagione dei riversamenti.

La nostra specie non ha lasciti,

eredità, conteggi e macchinosi

ingranaggi/ pozioni

con cui prevedere

o prevenire colore di occhi e forma

di labbra; non nabbiamo bisogno

di tentativi, tantomeno di cure,

di ridicole supposizioni,

al bando ogni trattamento!

Nemmeno ci assilleranno

l'altezza delle pareti,

la divisione dei compiti

 e la destinazione delle stanze.

Perchè noi finiamo con noi,

siamo il cerchio/ recinto,

il raggio è la bestia

senz'aria, il sussulto

di un varo che non diventerà

trotto, di un boccone che

è vigilia di inedia.

Eppure sorridiamo,

noi e la nostra specie

contratta quanto un punto tuffato

di testa sullo scoglio/foglio

e da quell'affronto-

incidente di seppia

è nato un mestruo catrame,

una vita da ritentare,

risucchiata all'origine,

un seme di scarto,

inadatto scafo

e senza frutto.

Ma questo è il nostro talento:

amarci fino a consumare

al fondo il pozzo,

inventare una foce.

Un'orbita botola

che ci lusinga 

con la promessa di un affaccio

e noi di rimando ancora

innamorati di questo boato d'inferno,

facciamo spiccare le corde,

una felicità implume

dall'intestino di un precipizio. 

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